Come coniugare il successo imprenditoriale e i diritti dei lavoratori? Questa è sicuramente una delle domande che hanno caratterizzato il mondo del lavoro per moltissimi anni; eppure non smette di essere attuale. Una delle risposte più interessanti all’interrogativo è stata data più di cento anni fa da Napoleone Leumann. Svizzero, appartenente a una famiglia di imprenditori tessili della zona di Pavia, inizia a lavorare nell’azienda quando suo padre decide di fondare una nuova fabbrica a Collegno, poco distante da Torino. Il cotonificio Leumann, sotto la guida di Napoleone, attraverserà a cavallo tra 800 e 900 una grande espansione fino ad arrivare a contare 1500 operai. Ma la chiave del successo, oltre alla qualità dei materiali prodotti, è senza dubbio da rintracciare nella capacità di Leumann di capire le esigenze dei suoi dipendenti, e rispondervi attraverso azioni concrete. La realizzazione del villaggio che porta il suo nome, un piccolo gioiello in stile liberty, è solo la punta dell’iceberg delle varie iniziative portate avanti nello spirito del cosiddetto “paternalismo industriale”. Laddove lo Stato spesso era ancora assente, Leumann finanziò una serie di progetti di vero e proprio welfare state, tra i quali spicca la “Casa del Sole” una colonia profilattica per la cura dei bambini e per la prevenzione delle malattie dell’infanzia. Uno spirito filantropico che andava a braccetto con i successi della sua azienda: basti ricordare il “panno Leumann” che ottenne buone recensioni anche all’Esposizione internazionale di Parigi nel 1900. Un connubio, quello dell’impresa e dell’attenzione al sociale, che è senz’altro uno dei temi del lavoro anche nel nostro XXI secolo.